tupaslogoA differenza degli altri paesi latino-americani, la situazione politico-economica in Uruguay, dall’inizio del secolo fino alla prima metà degli anni Cinquanta, era caratterizzata da una solida tradizione parlamentare e da uno stato di relativo benessere; al punto che il paese era stato definito la Svizzera d’America [Per un quadro politico-economico dell’Uruguay dall’indipendenza agli anni Sessanta [cfr. A. Labrousse, I Tupamaros La guerriglia urbana in Uruguay, Milano, Feltrinelli, 1971, pp. 9-30. Cfr. anche V. Parlato, Prefazione a M. E. Gilio, Guerriglia tupamara, a cura di V. Parlato, Verona, Bertani, 1972, pp. 11-24.].

Dalla seconda metà degli anni Cinquanta, in concomitanza con una serie di catastrofi naturali e con la fine del boom delle esportazioni (di cui l’agricoltura, asse portante dell’economia uruguayana, aveva potuto approfittare nel corso dei due conflitti mondiali e della guerra di Corea), il paese entrò in una profonda crisi strutturale, che si accelerò progressivamente nel decennio successivo.

Nel giro di pochi anni la disoccupazione aumentò drammaticamente ed i salari reali si abbassarono fino a toccare, nel 1968, il minimo storico, quando il potere d’acquisto calò del cinquanta per cento.Contemporaneamente, l’influenza degli Stati Uniti si rafforzò fino a raggiungere tutti i settori della società uruguayana (economico, politico, militare, culturale). La totale integrazione della società, forte dei miti di progresso e civiltà degli anni precedenti e l’incapacità dei partiti di sinistra e dei sindacati di offrire un’alternativa credibile, fecero sì che nessun piano di riforme venisse attuato per sanare la situazione.

HISTOBANNER

Fu in questo clima che, nel 1963, si costituì Il Movimiento de liberación nacional (MLN) dei Tupamaros, come organizzazione organicamente indipendente dai partiti della sinistra uruguayana: “ [Il MLN] nacque in seno al movimento sindacale uruguayano e ai partiti della sinistra. Il nostro paese eredita dal passato un solido movimento sindacale con una vecchia e autentica tradizione classista. … [Esso] è prodotto esclusivo delle classi lavoratrici, si è sviluppato e rinsaldato in una lotta continua e coerente dagli inizi del secolo … in mezzo ad ardue lotte e sacrifici. Ecco una caratteristica peculiare. Nel nostro movimento, formato originariamente da membri del movimento sindacale, noi abbiamo ricevuto quella eredità”. [I Tupamaros in azione, Milano, Feltrinelli, 1971, pp. 232-233.].

Composto da un mosaico di tendenze ideologiche, il movimento era animato da un comune ideale socialista e dalla convinzione che la lotta armata fosse l’unica strada per condurre a compimento le aspirazioni popolari. Come hanno scritto i Tupamaros stessi: “Gennaio 1963. Un gruppo di persone, organizzativamente assai sprovveduto, aveva bisogno proprio di un’azione, di un fatto che li unisse. Ma non di un fatto qualsiasi … Ciò di cui avevano bisogno era un’azione militare… Un’azione rischiosa, che definisse la loro vita come individui e come organizzazione; che fosse nello stesso tempo una sfida, una prova, e una rottura col regime … che permettesse loro di affermare, nella pratica più concreta ed impegnata, ciò che fino ad allora … era stato solo un’inquietudine, una posizione teorica“[Ivi, p. 31.].

Nei primi anni, le loro azioni furono soprattutto finalizzate al consolidamento ed all’organizzazione del grup
Nel 1968, in seguito ad una svolta autoritaria e repressiva del regime, le loro azioni diventarono più violente. Furono sequestrati funzionari e collaboratori di governo, per il rilascio dei quali venivano richieste ingenti contropartite politiche e furono uccisi personaggi ritenuti responsabili di crimini contro la popolazione[Il caso più noto fu il sequestro e l’esecuzione di Dan Mitrione (funzionario americano e consulente militare presso la questura di Montevideo), reso celebre dal film L’amerikano di Costa Gravas.].po: assalti a depositi d’armi, rapine ai danni delle banche e delle multinazionali. Talvolta, i beni «espropriati» erano distribuiti tra la popolazione e i documenti che contenevano le prove della corruzione statale resi pubblici.

Le operazioni più note, compiute dei Tupamaros sono descritte nel libro I Tupamaros in azione, una raccolta di testimonianze e resoconti scritti dagli stessi protagonisti durante la clandestinità o in carcere.

Nei primi cinque anni della loro attività, i Tupamaros non pubblicarono alcun documento di fondazione. Il primo testo conosciuto comparve sulla rivista cilena «Punto final» il 2 giugno 1968, con il titolo Trenta domande a un Tupamaro, titolo probabilmente ispirato al manuale 150 preguntas a un guerrilliero, scritto dal generale Alberto Bajo (profugo della guerra civile spagnola in Messico ed istruttore di Ernesto Guevara). Sebbene il documento fosse senza firma, i Tupamaros ne avvalorarono in seguito l’autenticità, rimandando quanti li interrogavano sui loro scopi politici e le loro forme d’azione alla lettura delle «Trenta domande».

In questo documento è espressa, sotto forma di autointervista, la piattaforma di lotta del movimento guerrigliero uruguayano. Nei documenti successivi, la strategia venne integrata da principi di teoria e di organizzazione.

Nonostante fosse nato sul terreno storico inseminato dalla rivoluzione cubana, con tutti i suoi germogli e innesti, il MLN dei Tupamaros rappresentò un superamento della teoria del foco, nel senso che i guerriglieri adattarono la teoria guevariana della rivoluzione al loro contesto storico, politico e geografico-economico, adottando la tecnica della guerriglia urbana.

La particolare conformazione geografica dell’Uruguay, privo di foreste e di zone montagnose, con una popolazione prevalentemente urbana e concentrata per la maggior parte nella sola Montevideo [Cfr. A. Labrousse, I Tupamaros op. cit., pp. 26 e 69.], non consentiva, infatti, l’insediamento di un focolaio permanente nelle campagne.

Ciò veniva considerato dai Tupamaros un fattore strategico negativo, che comportava la necessità di “elaborare una strategia originale adatta ad una realtà diversa da quella della maggior parte dei paesi americani” [M. E. Gilio, Guerriglia tupamara, op. cit., p. 233.].

I Tupamaros erano convinti dell’impossibilità di importare modelli rivoluzionari da precedenti esperienze vittoriose, l’unico modello, che avrebbe potuto conseguire il successo era quello nato dalla sua stessa pratica:

In sintesi: l’Uruguay ha le sue leggi specifiche, peculiari, non paragonabili … con quelle del resto dell’America e del mondo. Quindi noi Tupamaros, che ci adattiamo ad esse per sopravvivere e svilupparci, abbiamo le nostre[I Tupamaros in azione, op. cit., p. 231.].

Era questo un tratto caratteristico della guerriglia tupamara, la quale, pur accettando gli insegnamenti delle precedenti esperienze rivoluzionarie, rifiutava la tendenza a ripeterne gli schemi dogmaticamente, e cercava una nuova via di lotta costruita quotidianamente attraverso la prassi.

Nei Tupamaros era sempre presente uno stretto legame con il momento pratico. Pur ammettendo che un movimento rivoluzionario dovesse avere delle piattaforme e dei programmi, e per questo ricorrevano a proclami o pubblicavano documenti, essi sostenevano che: “Non bisogna fare delle confusioni. Non è elaborando una piattaforma particolareggiata che si fa la rivoluzione. I principi fondamentali di una rivoluzione socialista esistono e vengono sperimentati in paesi come Cuba. Basta accettarli e mostrare nei fatti il cammino aperto dalla lotta insurrezionale che condurrà alla loro applicazione” [M. E. Gilio, Guerriglia tupamara, op. cit., p. 228.].

Nei Tupamaros, l’esigenza dell’azione era determinata da una visione pessimistica del sistema uruguayano. Essi ritenevano che la crisi economica, in cui il regime era entrato dal 1955, non avrebbe potuto che aggravarsi sia economicamente, sia politicamente.

Riferendosi all’affermazione di Guevara, per cui in America Latina le condizioni oggettive erano le stesse dappertutto, i Tupamaros sostenevano che anche in Uruguay, sebbene “la mano dell’imperialismo [fosse] più occulta”, sussistevano le medesime condizioni del resto dell’America Latina: “C’è molta disoccupazione, gli alloggi scarseggiano, la terza parte delle terre coltivabili è in mano a 600 famiglie, … la percentuale della mortalità infantile … è assai elevata: manca l’assistenza medica; insomma il medesimo panorama … a cui si riferiva il Che” [Ivi, p. 250-251.].

In tali condizioni, l’unica via d’uscita era la rivoluzione socialista, che avrebbe portato un cambiamento profondo di tutte le strutture: “…Era necessario creare un detonatore che aprisse una via d’uscita, una strada rivoluzionaria verso un cambio di strutture. Nello scegliere la strada della lotta armata, pensammo che era l’unica via valida per togliere dal potere quelli che sono disposti a mantenerlo con le armi, quando lo considerano minacciato dalle classi che stanno opprimendo“[Ibidem].

Il principio fondamentale, sul quale si fondava il MLN, era la convinzione che l’azione in sé fosse generatrice di coscienza [In questo senso i Tupamaros si richiamavano espressamente all’esempio della rivoluzione cubana, che, partendo da un foco, aveva creato le condizioni oggettive e soggettive per attuare la rivoluzione.]. Di conseguenza, la guerriglia urbana non era più un semplice strumento strategico-tattico, ma uno mezzo essenzialmente politico.

In ciò risiede l’elemento prioritario della guerriglia tupamara: nell’aver incorporato il politico al militare; vale a dire, fondendo l’analisi teorica e la linea politica con la pratica della propaganda e della lotta armata.

Ogni azione (la scelta dell’obiettivo, il modo di operare, il momento politico in cui veniva svolta, il legame con le rivendicazioni della popolazione) costituiva in sé un programma politico in funzione delle masse. “Quest’idea [la lotta armata] ci definì sin dall’inizio … la sua caratteristica [è] …agitazione di massa, … organizzazione … coscientizzazione e accumulo di forza, in un processo prolungato. … Il suo carattere [è quello] di guerra popolare fonte originale del partito e del potere e non viceversa. … Perciò essa è, a nostro giudizio, la forma fondamentale di lotta a cui devono oggi subordinarsi le altre. … Tutta la nostra lotta ha come obiettivo quello di conquistare le masse, organizzarle per e nella lotta armata. C’è un rapporto dialettico innegabile tra la guerriglia e le masse … La guerriglia conduce la lotta armata a conquistarsi le masse e a sua volta a continuare a svilupparsi. Dipende in modo vitale da quell’obiettivo, poiché se non le conquista, perisce. La lotta armata è nello stesso tempo una risposta e una proposta politica” [I Tupamaros in azione, op. cit., pp. 236-238.].

Compiendo azioni di logoramento contro tutti i settori, che sostenevano il governo (polizia, apparato giudiziario, stampa, ecc.), i Tupamaros si ponevano l’obiettivo di creare un potere rivoluzionario contrapposto a quello del regime: “Dobbiamo contrapporre al piano repressivo su scala nazionale il nostro piano di organizzazione rivoluzionaria … L’idea centrale, … è l’attacco permanente a tutti i settori, gruppi, istituzioni o individui … che sostengono … il regime attuale. Con queste azioni costruiremo il concetto e la struttura di un dualismo di potere, che già ormai si sta delineando” [M. E. Gilio, Guerriglia tupamara, op. cit., pp. 224-225.].

Ciò che distingueva i Tupamaros, dalle altre organizzazioni della sinistra uruguayana, era la volontà di superare gli interminabili e sterili dibattiti ideologici nell’attesa che tutte le condizioni oggettive e soggettive fossero favorevoli alla rivoluzione.

 Alcuni rif. su Internet

http://www.archivochile.com/America_latina/html/americalatina_jcr_tupa.html
http://uruguay.indymedia.org/news/2005/03/32737.php
http://es.wikipedia.org/wiki/Movimiento_de_Liberaci%C3%B3n_Nacional_-_Tupamaros
http://www.avizora.com/publicaciones/guerras/textos/0061_tupamaros_historia.htm
http://www.causapopular.com.ar/article176.html
http://www.lafogata.org/sendic/sendic_27-9.htm

 (Questa piccola nota sui Tupamaros fa parte di un capitolo della mia tesi di laurea in via di pubblicazione. Non ho nulla in contrario a che se ne usi il contenuto ma preferirei esserne informata)

commenti
  1. Francesco ha detto:

    Ciao, come posso contattarti? Avrei bisogno di chiederti un paio di cose su questo pezzo… grazie!

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  2. La Mappa Perduta ha detto:

    Magnifico articolo! L’ho utilizzato nel mio! http://www.lamappaperduta.org/archives/1628

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    • maddalenarobin ha detto:

      mi fa piacere, l’articolo è in realtà un pezzo della mia tesi (in storia dei movimenti e partiti politici) sulle brigate rosse dalle origini al 1974. Magari se ti è possibile metti la fonte (cioè io ^__^)

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  3. […] LA GUERRIGLIA URBANA DEI TUPAMAROS […]

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  4. Jacky London ha detto:

    Bell’articolo, senza dubbio.
    Interessanti poi i titoli dei libri che hai consigliato, li cercherò quanto prima.

    Buona giornata.

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